venerdì 12 dicembre 2014

Pensierino natalizio n.2_Se mi lasci ti riciclo

Secondo episodio della serie Se mi lasci ti riciclo (il primo era questo qui): le gonne realizzate con camicie da uomo che possono diventare anche mantelle... alla faccia sua!

mercoledì 20 agosto 2014

Esercizio vetrinistico N.4

Da quando era tornato nell’entroterra, al bar di paese lo chiamavano Disgiochei, anche se in America lui c’era andato più che altro per stendere catrame.
A guardarlo, seduto lì nell’angolo mentre sorseggiava birra e SevenUp, pareve che una parte di lui fosse rimasta in quel posto oltre l’Oceano: non nel senso sentimentale che potreste immaginare ma in un modo più clinico. Il suo sguardo, così come tutto il suo corpo, sembravano alla costante ricerca di un contatto con qualcosa che non era più lì, come se parte del suo cervello fosse stata ancora intenta a vagabondare per quelle strade nere di catrame, incurante di aver perso il proprio corpo. Disgiochei era tornato scemo.
Non si capiva bene cosa ci venisse a fare lui al bar: non giocava, non fumava, non parlava, non leggeva. Lui semplicemente “stava”. Stava come stanno i pesci in un acquario, che per quanto facciano di tutto per sembrare occupati, tu lo sai che non fanno un cazzo.
Quel pesce fuor d’acqua sorseggiava il suo intruglio dolciastro che pareva non dovesse finire mai e intanto, forse, allenava le sue doti paranormali.
Un giorno si sparse la voce che si era sposato con la badante bielorussa della moglie dell’ex farmacista. Non so come l’avesse sedotta, con le sue tasche vuote, le sue squame sbilenche e il suo mezzo cervello vagabondo; ma, da quel giorno, il suo sguardo distratto non ha più nulla dell’irrequietezza dell’attesa.
Ora, in uno strano modo esclusivamente loro, si potrebbero quasi definire felici. Ora, semplicemente, “stanno”.

domenica 3 agosto 2014

Esercizio vetrinistico N.3



Lungo il mare c’è una nave
che è satolla
che barcolla.

Lungo il mare c’è una voce
che schiamazza
e si sollazza.

Lungo il mare c’è una storia
che commuove,
quanto piove!

C’è un signore disegnato
sotto l’elmo di un soldato.

La sua amata è una medusa,
dolce luce assai soffusa.

Così è nato un pesce alato,
dalla musa e dal soldato.

Lungo il mare c’è da andare
da remare
da sognare.


(Il soldato e la medusa sono Salvio Tattoo e Giada Woodenboxes. Il pesciolino alato è Zion: ometto adorabile ed ottimo compagno di colazioni!
Per la location e per la loro conoscenza devo ringraziare Standard b&b.)

mercoledì 30 luglio 2014

Esercizio vetrinistico N.2

Monta in sella Teresa, che la guerra è finita e noi dobbiamo festeggiare. Andiamo a scoprirlo insieme questo piccolo mondo tutto da rifare. Un mio amico, che si chiama Corradino, si è inventato questo attrezzo per viaggiare su ciò che è rimasto, lo ha fatto con le macerie della guerra.
Monta in sella Teresa, che con questo ti porto fino a Mirandola. Là ci sono certi campi di grano! No no non indispettirti, che tra un po’ dicono ci sarà pure la liberazione sessuale (chissà, poi, se anche di quella si prenderanno merito gli americani…).
Lo vedi Teresa? Col mio bolide ti porto a spasso nel tempo: ci catapultiamo in avanti e poi torniamo indietro, solo un poco, che i lenti ormai non usano più e noi abbiamo voglia di scatenarci fino a scoprire le ginocchia. Le tue, ginocchia.
Via, via Teresa, vieni via con me. Sulla mia Vespa c’è pure la radio.


venerdì 25 luglio 2014

Esercizio vetrinistico N.1

La prima volta che andai al cinema davano Biancaneve e i sette nani.
Era il pomeriggio del 25 dicembre, uno di quei pomeriggi che nella memoria di una bambina potrebbero durare giorni interi, dilatarsi nell’emozione dei preparativi trascorsi e traboccare nella sospensione dei giorni a venire, fino a congiungere un anno con l’altro, nel ripetersi delle tradizioni familiari… Il grande tavolo a casa degli zii, le posate d’argento e la tovaglia ricamata, la spola funambolica di piatti indifesi ricolmi di brodo provenienti dalla cucina, e i tortellini più piccoli che mai siano stati avvistati nei lunghi orizzonti delle nostre pianure.
Al termine di uno di quei pranzi (quale?) la zia Paola, la zia single (quella felice delle due), mi portò appunto al cinema.
Al nostro rientro ricordo uno scambio di battute apparentemente disinteressate sul fatto che avevo trascorso buona parte della proiezione scaccolandomi il naso. Fu lì che capii che gli altri si accorgono di te anche quando si presuppone che siano impegnati nel fare qualcosa di meglio. L’azione inversa invece, quella secondo la quale non si accorgono di te quando tu vorresti, deve essersi palesata solo più tardi; ma questa è una questione squisitamente femminile della quale non mi va di occuparmi mentre me ne sto al cinema a scaccolarmi.
La fine la conoscete già: arriva un principe azzurro del quale non abbiamo mai sentito parlare - e che, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere stato a grattarsi fino ad un attimo prima dell’entrata in scena - ed improvvisamente tutto cambia.
E l’animale di pezza cosa c’entra? Niente, quello viene da Hong Kong.